Medio Oriente

martedì 24 marzo 2015

KwaZulu-Natal - Zululand




“KwaZulu” significa terra degli zulu mentre il nome “ Natal” gli viene dato da Vasco de Gama (o Vasco da Gama), esploratore portoghese, che giunse per primo su quelle coste il 25 dicembre 1497. Si tratta della provincia più popolosa del Sudafrica. 
E’ qui che si trova Thanda, la riserva nella quale sono stata l’altra volta ed è qui che è iniziato anche questo viaggio. Sono arrivata il 9 marzo con mia madre e, tramite quel pò di conoscenze che avevo della zona, siamo riuscite a fare le turiste nel modo migliore possibile (o quasi) e siamo entrambe entusiaste. 
Questa regione dai paesaggi mozzafiato, poco frequentata (direi quasi sconosciuta) dai turisti Italiani che scelgono, facendosi consigliare dai tour operator, circuiti più “classici” come ad esempio il parco nazionale Kruger, meriterebbe molta più considerazione. Adatta a tutti i portafogli, si possono trovare lodge extra lusso come piccole pensioni a prezzi contenutissimi e  anche campeggi da tutte le parti. 
Come dicevo, siamo arrivate il 9 marzo sera all’aeroporto di Durban, la città più grande del KZN nonché una delle più grandi di tutto il Sudafrica. Da lì, dopo tre ore di macchina, ci siamo recate in una cittadina chiamata Mkhuze e siamo crollate sui nostri rispettivi letti. Oltre alla distruzione provocata da un viaggio lunghissimo c’era anche l’influenza scoppiata subito prima di partire da Roma e che ha messo KO la mia povera mamma. I primi due giorni sono stati tranquillissimi e lei si è comportata come una specie di supereroe riprendendosi molto più velocemente di quanto fosse umanamente possibile.
La cosa più emozionante di queste primissime giornate è stato un lungo giro in barca in un lago chiamato Jozini, frequentatissimo da pescatori appassionati che sfidano, con le loro canne da pesca, gli aggressivissimi Tiger fish. Il lago, oltre alla fauna subacquea, ospita anche numerosi coccodrilli ed ippopotami. Ma la scena più bella che ci è capitata è stata imbatterci in un’orda di circa cinquanta elefanti che erano venuti a farsi il bagno vicino ad una mandria di vacche, che se ne stava lì a pascolare. 


Mucche ed elefanti al lago Jozini 
Vaches et éléphants au lac Jozini 

Dopo Mkhuze, ci siamo spostate a St Lucia, paesotto dove già ero stata e di cui avevo accennato qualcosa qui. Il lago di St Lucia, che prima era un estuario e che ora non ha più accesso al mare, ospita diverse centinaia d’ippopotami e coccodrilli.


Ippopotami dormono nel lago di St Lucia
Des hippopotames dorment dans le lac de St Lucia


La sera, gli ippopotami vengono nel villaggio per mangiare erba fresca e bisogna stare più che in campana, visto che è l’animale che uccide più esseri umani in tutta l’Africa. Potrebbe sembrare lento visto che è tozzo e con le zampette corte, ma è velocissimo ed estremamente aggressivo con   chi lo disturba mentre mangia. 
L’iSimangaliso Wetland Park, patrimonio mondiale dell’UNESCO, di cui fa parte St Lucia, e che in lingua zulu significa “una meraviglia”, è un parco nazionale di 3280 km quadri e arriva fino alle coste del Mozambico. Nel parco vi sono otto diversi ecosistemi indipendenti tra cui dune forestali alte fino a 180 metri, spiagge incontaminate con barriere coralline, paludi e savana. Da giugno a novembre è possibile avvistare le balene che utilizzano quella rotta per migrare dall’Antartico verso mari più caldi, mentre da novembre a febbraio si possono osservare gigantesche tartarughe marine che depongono le uova sulle stesse spiagge dove sono nate a loro volta. 
Dopo tre giorni passati a St Lucia, ci siamo spostate nel bush Sudafricano, in un posto chiamato Leopard Mountain. Due giorni dedicati solo agli animali e alle uscite in macchina all’alba e al tramonto per cercare di avvistarli. Chi mi conosce sa che questo è l’ambiente che preferisco. Mi piace tutto! Suoni, odori e colori non mi stancano mai. 
Tra leoni, antilopi, giraffe, rinoceronti, e panorami mozzafiato, ci siamo fatte cullare dalla tranquillità di quel posto magico senza farci però mancare momenti di pura adrenalina “animalesca” prima di ripartire verso Città del Capo. 

Mamma Facocero con il suo cucciolo
Maman phacochère avec son petit 

Notre voyage a commencé au KwaZulu-Natal, la région la plus peuplée d’Afrique du Sud. “KwaZulu“ signifie terre des Zoulous et c’est ici que ce peuple est le plus nombreux. J'y suis venue en octobre 2013 comme volontaire; aujourd'hui je suis une heureuse touriste qui voyage avec sa mère, essayant de profiter au maximum de cette région qui, j'en ai eu la confirmation définitive, est magique.  
Notre avion a atterri à l’aeroport de Durban (la ville la plus grande du KZN, et la deuxième ville plus peuplée après Johannesburg) le 9 mars soir. Nous sommes montées dans la voiture d’un adorable monsieur qui parlait anglais avec un très fort accent Afrikaans, et c’était parti pour trois heures de route supplémentaires jusqu’à une petite ville nommée Mkhuze. 
A' Mkhuze, les deux premiers jours, nous nous somme bien reposées. Il faut préciser que ma mère était partie de Rome avec une vilaine grippe et nous avions vraiment peur qu'elle soit obligée de rester au lit pendant une grande partie de notre séjour, donc pas trop d'activités en ce début de voyage. Heureusement, elle a vite réagi et cela nous a permis, lors de notre troisième jour, d'assister à une scene incroyable. Nous avions décidé de faire un tour en bateau sur un lac appelé Jozini. Ce lac est très connu et fréquenté par les pêcheurs, à cause d'un poisson qui s'appelle "tiger fish". Ce poisson  au gout apparemment dégueulasse, est tellement agressif et gros (il peut atteindre 1,70m et peser jusqu'à 45 kg) qu'il est pêché uniquement pour des raisons sportives car il est, la plupart du temps, remis en liberté. 
Au-delà de la faune aquatique, il y a un grand nombre d'animaux terrestres qui fréquentent le lac comme beaucoup de crocodiles et d'hippopotames. C'est au bord de ce lac que nous avons eu une magnifique surprise: une horde d'environs cinquante éléphants se baignant à coté d'un troupeau de vaches. Voir des éléphants jouer et nager est difficile à raconter. Chaque individu raconte sa propre histoire et ils sont capables de transmettre des émotions dont il faut être le témoin direct pour y comprendre quelque chose. 
Après Mkhuze nous nous sommes dirigées vers le village de St Lucia, tout près de l'océan indien. 
Le lac de St Lucia, qui était un estuaire jusqu'à il n'y a pas longtemps, aujourd'hui n'a plus d'accès à la mer et fait partie du parc de la zone humide d'isImangaliso


Bufalo nell'iSimangaliso Wetland Park
Bufle dans le parc de la zone humide d'iSimangaliso
Nelson Mandela disait: « ISimangaliso doit être le seul endroit sur Terre où le plus ancien mammifère terrestre, le rhinocéros, et le plus grand mammifère terrestre, l'éléphant, partagent un écosystème avec le plus ancien poisson, le cœlacanthe, et le plus grand mammifère marin, la baleine. »
Dans le parc il y a huit différents écosystèmes: de longues plages, des dunes côtières hautes jusqu'à 180 mètres, des systèmes lacustres, des mangroves, des marais, de la savane, etc. 
De juin à novembre il est possible de croiser les baleines qui migrent de l'antarctique vers des mers plus chaudes, tandis que du mois de novembre à celui de février, d'énormes tortues de mer viennent déposer leurs oeufs sur les plages attirant beaucoup de touristes. 
Dans le village de St Lucia, une fois le soleil tombé, il faut être particulièrement vigilants car de nombreux hippopotames sortent du lac et viennent se nourrir dans les jardins privés ou publics. 
L'hippopotame, qui a l'air d'être un animal tranquille et paisible, est en réalité le plus grand killer parmi tous les animaux africains. Malgré son poids et ses petites pattes courtes, il court très vite, beaucoup plus rapidement que nous. 
La fin de la semaine nous l'avons passée dans un merveilleux lodge qui s'appelle Leopard Mountain 

La vista dal Leopard Mountain lodge
La vue depuis le Leopard Mountain lodge


Avec plusieurs "game drive" par jour, difficile de ne pas avoir de bonnes surprises et la photo qui suit en est un exemple!


Leoni banchettano con un facocero appena ucciso
Des lions mangent un phacochère qu'ils viennent de tuer


P.S.: I vostri commenti sono i più che graditi e incoraggianti. Per favore scrivetemi ma ricordate sempre di firmare!
P.S.: S'il vous plait, écrivez-moi des commentaires en signant à la fin. 



martedì 17 marzo 2015

Parte seconda - Introduzione

Riprendere un blog di viaggio, quando di viaggi nel frattempo se ne sono fatti tanti altri, e quando si è troppo pigri per averne descritto almeno uno bene (è vero che spesso la tecnologia rema contro rendendo tutto più difficile, eh!), non è per me cosa semplice. E’ un impegno molto più grosso di quello che sembra. Bisogna raccogliere - a mente fredda -  ricordi a breve termine, elaborandoli  e trovando le parole per trasmetterli in un modo più o meno lucido e sensato, quando nella propria testa è tutto ancora un po' fumoso e confuso. 
Avevo interrotto tutto a Thanda (che, by the way, era anche dove avevo incominciato) quando mi mancavano ancora diverse settimane e quando questo blog era da considerarsi ancora un neonato, c'erano poche speranze di farlo ripartire.  
Dov’era il blog quando sono stata in Rwanda o in Viet Nam? Non meritavano quei viaggi di essere raccontati? Certo che sì, ma per queste cose bisogna avere la testa, il cuore e, soprattutto l’organizzazione mentale e la voglia di condividere. La verità è che in quei momenti a me non andava. Me li sono vissuti in forma privata, erano tutti per me, per le persone che con me condividevano le stesse esperienze o che incontravo iì per lì, e il piccolo blog dai pochi post era bello che morto e defunto. 
E allora perché adesso? Perché questa  è la mia rivincita e la spiaccico per bene su tutti gli occhi che mi vorranno leggere. Sono tornata dove tutto ha avuto inizio e finché ne avrò voglia e finche internet mi assisterà, beh, io ci provo. 
A questa sfida se ne aggiunge un’altra perché ho intenzione di scriverne una parte in francese e questo comporta più lavoro, più confusione e sicuramente molti più errori, ma spero verrò perdonata.  Non tradurrò letteralmente dall’italiano al francese, o viceversa, ma il senso sarà molto simile. A volte sarà più lunga una versione, a volte un’altra. Questo “pippone” però, mi dispiace dirvelo, ve lo siete sorbito voi italiani!
Decidere di cosa scrivere e, soprattutto, di cosa non scrivere questa è forse la parte più difficile. 
Proverò a fare un breve riassunto di quello che mi è capitato nei giorni precedenti alla pubblicazione di ogni post soffermandomi, eventualmente, su aneddoti o avvenimenti interessanti o divertenti. 
Questo è il mio terzo viaggio in Sudafrica; il primo era vent’anni fa precisi e non so se conta. Ciò di cui sono certa, però, è che amo questo paese e spero di descriverlo nel modo più rispettoso e fedele possibile. 
Per quanto riguarda le foto che pubblicherò, sono tutte foto da me scattate, la maggior parte con la reflex e, a volte con uno smartphone. Purtroppo non ho gli strumenti con me per fare una post produzione delle immagini come si deve. Dallo schermo del mio piccolo computer non si capisce granché, soprattutto per quanto riguarda i colori. Ce ne saranno di belle e di meno belle ma, come al solito, saranno tutte scattate con amore. Quindi beccatevele così come vengono.
E’ giunto il momento di ammorbare i francesi. 
Vi abbraccio e alla prossima,




J’aime tellement l’Afrique du Sud que j’ai décidé d’y venir pour la troisième fois. 
La première était il y a exactement vingt ans avec ma maman. J’étais une petite adolescente qui ne comprenait rien, en pleine rébellion contre tout et tous, mais je suis tombée amoureuse de ce pays dés que j’y ai mis les pieds. J’ai du attendre dix huit ans et demi pour y revenir comme volontaire dans une réserve privée qui s’appelle Thanda, dans la région du Kwa Zulu Natal, au nord est du pays, tout près de la frontière avec le Swaziland et le Mozambique. J’y suis restée presque deux mois en adhérant à un projet de recherche qui s’occupait surtout de lions et d’éléphants sauvages. Nous devions les suivre, passer beaucoup de temps avec eux et étudier leur comportement. 
Les moments que j’ai vécu là-bas étaient pure symbiose avec la nature et, même si des fois c’était un peu dur, et très physique car nous aidions aussi dans l’entretien et la conservation de la réserve, je l’ai toujours vécu comme un cadeau et un enorme privilège. 
Ce blog est né lors de cette expérience. Malheureusement je ne l’ai pas continué jusqu’au bout car la connexion internet était pénible et j’en ai eu marre trop tôt, alors que j’aurais du avoir plus de patience. 
Mais voilà que mon “greater flamingo” a une deuxième chance de revivre. Je vais essayer de trouver les paroles pour faire de courts résumés de mon nouveau voyage en privilégiant, s’il y en aura, des anecdotes plus intéressantes ou drôles. 
Je m’excuse pour les fautes que vous trouverez en lisant le blog. Les francophones sont invités à les corriger. 
Les photos que je publie ont toutes été prises par moi-même, certaines avec un reflex, d’autres avec un smart phone. Je n’ai pas vraiment la possibilité de faire une post production comme il faut. J’utilise un petit ordinateur portable et les couleurs ne sont pas fiables. Je ne sais pas du tout ce que cela va donner mais, en tout cas, qu’elles soient belles ou pas (publier des chefs-d’oeuvre n’est pas dans l’esprit du blog et loin de mes talents de photographe), elles sont toutes prises avec le coeur. 
A’ la prochaine, avec le début d'une nouvelle histoire.


Alessandra


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